Issime, 30 novembre 2021
Il paesaggio normalmente è percepito attraverso la vista e nella maggior parte dei casi un luogo è indicato con un nome che ne esprime i caratteri fisici dell’ambiente, ma esiste anche un paesaggio “sonoro” e allora il nome può avere origine dal verbo che definisce “l’azione” di quel suono, magari con una voce onomatopeica, anche se questa è una evenienza rara. È il caso del toponimo in questione, uno dei più belli di Issime – Chrachi – dal significato letterale di luogo in cui si odono rumori di pietre o acque che precipitano. E’ la sostantivazione del verbo chrachun rumoreggiare, ad indicare il rumore dello schianto delle pietre mentre precipitano, il boato di una valanga, il cadere di una catasta di legna, lo scricchiolio del legno ed il rimbombare del tuono. Il toponimo lo incontriamo nelle vicinanze del villaggio di Prassevin, villaggio che sorge su una cengia che interrompe un’alta parete rocciosa a strapiombo sul paese di Issime, fra questo ed il mayen di Preschtevenuart, ad indicare una forra, ben visibile nelle foto che alleghiamo, posta a cavallo fra il vallone di San Grato e quello di Bourinnes, che precipita a valle nel canalone detto di Runtschevrir. Nella parte più a monte e sui suoi bordi, la forra è attraversata dal sentiero pedonale che da Prassevin conduce a Preschtevenuart, con l’aiuto di passi tritta scolpiti nella roccia e da una corda in ferro per tenersi. Lo stesso toponimo lo ritroviamo nel Vallone di Bourinnes ad indicare anche in questo caso una profonda forra, a Gaby e a Niel.