Casa delle colonne a Chröiz, un edificio di pregio edificato dai fratelli Querra, cognome oggi estinto ma ancora presente nel soprannome di famiglia Keerisch un ramo degli Storto.
Furono, appunto, i fratelli Jean, Mathieu, Pierre e Antonie Querra impresari edili che operavano in Valle d’Aosta ad intraprendere la costruzione del nuovo fabbricato, tipologia tipica dell’alta Valle, caratterizzato da alte colonne a sorreggere il tetto e creare un ampio spazio al di sotto destinato alla conservazione del fieno. L’edificio inglobò un antico rascard – stadel del XIII secolo ancora oggi visibile dal lato orientale e nelle sue fondamenta. Dall’esame dendrocronologico alcune travi risultano provenire da larici tagliati alla fine del 1100 in coerenza con quanto scoperto nel mulino di Stubbi, dati che letti nel loro insieme indicano chiaramente che la colonizzazione walser del Vallone di San Grato è da retrodatare alla fine del XII secolo; a tutt’oggi il più antico insediamento walser a sud delle Alpi.
Per la difficoltà a fotografare il trave maestro non avevamo elementi certi, grazie a Beppe Busso abbiamo risolto l’arcano.
L’iscrizione riporta il simbolo cristiano IHS i nomi di Jesus e Marie ed infine la data esatta in cui presumibilmente fu posizionato il trave il 3 IUILLET 1653
Sul prossimo numero dell’Augusta daremo ulteriori ragguagli, ma già sull’Augusta 2006 https://augustaissime.it/rivista/ trovate un importante articolo a firma di Claudine Remacle, Maisons à colonnes che tratta anche di questa abitazione.
Sembra poca cosa ma già da un singolo edificio possiamo estrapolare importanti informazioni sull’evoluzione socio-economica, linguistica e antropologica di una comunità.
Teniamo a dire che queste notizie, così come l’articolo a firma di Claudine Remacle, sono il frutto di indagini di archivio (in quello notarile di Aosta e in quello parrocchiale di Issime) ma anche di analisi scientifiche intraprese nel corso degli anni dalla Soprintendenza della RAVA e dall’associazione Augusta. Anni di lavoro alle spalle che permettono una nuova lettura del paesaggio, un coerente strumento di valorizzazione ed un eventuale intervento di recupero dell’integrità materiale.